Una casa chiamata amicizia
- federica valentini
- 22 lug
- Tempo di lettura: 3 min
Legami autentici per tempi fragili

Le amicizie, quelle autentiche, non sono solo compagnia.
Sono spazi in cui possiamo trasformarci, luoghi emotivi in cui tornare a respirare.
Possono tenerci insieme quando dentro ci sentiamo a pezzi, oppure ricordarci chi siamo quando lo abbiamo dimenticato.
Eppure, se ne parla poco.
Parliamo tantissimo di amore, di relazioni amorose da far funzionare, di come trovare qualcunǝ che ci scelga ogni giorno.
Ma quanto spazio diamo alle relazioni amicali?
A quei legami che attraversano le età della vita — dall’infanzia alla terza età — e che, secondo la psicologia, sono tra le risorse più preziose per il nostro benessere emotivo e psicofisico?
C’è una strana solitudine che cresce anche quando siamo circondatǝ da like o follower sui nostri profili social; non è isolamento, è la sensazione sottile di non avere qualcunǝ con cui poter essere senza spiegarsi.
E allora restiamo in legami amicali che non ci nutrono più, solo per paura di restare solǝ.
Perché la solitudine non è mai solo mancanza di compagnia: è mancanza di connessione.
Eppure, l’amicizia — quella autentica — ha qualcosa di sacro;
non si costruisce per convenienza, ma per riconoscimento, per scelta.
"Ti vedo, mi vedi". Senza strategie, senza maschere.
Non è solo poesia, è anche scienza: sempre più studi psicologici confermano quanto i legami amicali autentici, basati su fiducia, ascolto attivo, comunicazione sincera, apertura emotiva, equilibrio tra leggerezza e profondità, abbiano un impatto diretto sul nostro benessere emotivo e psicofisico.
Ci aiutano a regolare le emozioni, a sentirci meno solǝ, meno in pericolo.
Ci ricordano che possiamo chiedere aiuto, che non dobbiamo affrontare tutto da solǝ.
In un mondo che corre veloce, dove passiamo da video di gattini a notizie devastanti nello stesso minuto, dove aumentano i disagi psicologici (Italia compresa), avere accanto persone che ci vogliono conoscere oltre la superficie è più che un desiderio: è una necessità.
Ma non basta aspettare che succeda.
Serve sceglierlo, coltivarlo. E, soprattutto, partire da noi.
Ah! Mica facile, eh!
Nutrire amicizie autentiche richiede presenza, coraggio, voglia di stare anche nell’imperfezione del legame.
Come per l'amore, non ci sono regole rigide (evviva!), ma forse ci sono qualità che ci aiutano a riconoscerlo, a custodirlo, a nutrirlo.
Come l’autenticità, che è tutto tranne che una posa
o l’ascolto vero, che non aspetta il suo turno per parlare.
La fiducia, che si costruisce come si costruisce una casa: mattone dopo mattone.
La reciprocità, che dice: “ci sono” — e lo dimostra.
Il rispetto, che non prova a cambiarti, ma resta anche quando non ti capisce fino in fondo.
La condivisione, non tanto degli interessi, ma di uno spazio sicuro, di visioni comuni.
Il tempo, che non serve in quantità, ma in qualità.
La comunicazione sincera, anche quando fa tremare la voce.
La leggerezza, che porta respiro anche nei giorni pesanti.
Il sostegno, che non arriva solo nei drammi, ma anche nei giorni felici, persino in quelli tiepidi.
La profondità, che cresce piano, come una pianta che si fida della luce.
L’amicizia autentica non è perfetta, ma è viva.
E viva vuol dire anche scomoda, a volte.
Non sempre è leggera, non sempre è facile, ma può diventare una delle esperienze più nutrienti della nostra vita.
“Chi trova un amico trova un tesoro”, si dice.
Io penso: trova un luogo.
Un luogo dove si può tornare, anche a pezzi, anche trasformatǝ, e sentirsi comunque a casa.
E tu?
Hai qualche amicǝ con cui senti di essere te stessǝ?
Quali legami nutri, e da quali, forse, è tempo di salutarsi?



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